domenica 7 luglio 2013

Di fiori e di mare


C'è chi usa gli spaghetti per allacciarsi le scarpe, chi un libro per ammazzare zanzare, chi una bandiera per apparecchiare, chi un cuscino per lottare, chi una luce per accecare.
Ho usato parole per non parlare e silenzi per comunicare, sorrisi per mascherare e mani per esplorare, la mia lingua spesso ha toccato e i miei occhi ancor più spesso non hanno guardato. Ho preso una penna un giorno e lei non ha scritto, l'inchiostro ha macchiato di niente i vestiti. E' stato un attimo e l'aria fredda scaldava, un fiore mi ha detto: è bella la pelle quando si increspa, è il mare che chiama.
Hai preso un aereo e spiegate le vele sull'ala siamo salpati, il vento rideva, noi ridevamo, il fiore rideva, tante risate smuovevano l'aria.Hai presente quando il silenzio cala improvviso? E' stato un tuo dito, posato leggero sul viso. La pelle che si era acquietata ha di nuovo tremato.
Il fiore ha sorriso e mi ha detto: il mare è difficile trovarlo nel mare, cercatelo dentro, cercatelo in voi.
Con un cenno d'intesa ha portato via tutti, l'aereo, il vento e il mare.Io e te, i vestiti macchiati di niente e la pelle increspata. Un sorriso che non mascherava e un silenzio coperto di voglia.
Le dita affondate nel mare, la lingua a leccare il sale, perfino negli occhi un poco di acqua l'abbiamo trovata. Strappato da dentro il mare sembrava infinito, l'abbiamo domato, sfinito e lui ogni volta è rinato.
Bagnati e quasi annegati, arresi e infine sospinti.
Onde schiantate e scogli scavati, di moto marino ci siamo abbracciati.
Io senza dirlo ho amato quel fiore.
Tu in un sussurro mi hai detto: quel fiore ero io.


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